L'ora d'aria
Cambiando orari e normali abitudini, io e Jolie iniziamo ad uscire, ogni sera, quasi sempre intorno a mezzanotte. Non posso incontrare altre persone né allontanarmi troppo da casa se non per comprovati motivi, tra questi quello di assecondare proprio le esigenze di Jolie, la cagnolina di casa. È la mia ora d'aria quotidiana, come quella concessa ai detenuti per poter star fuori dalla propria cella. Viviamo un periodo di reclusione e di isolamento tra le mura domestiche.
La vita in carcere è sicuramente altra cosa, ma per la stessa logica, con molta probabilità, anche la natura a fronte dei reiterati crimini subiti, avrà deciso che era giunto il momento di farcelo notare. E attraversando il vuoto che mi circonda, mi rendo conto che dove vivo, un piccolo paese di provincia del sud Italia, proprio intorno al mio palazzo è successo qualcosa. Ogni sera guardo gli stessi ambienti e situazioni, guardo le stesse cose, e sono sempre lì, immobili.
In realtà mi accorgo che son loro a guardare me, sono loro che come dei corpi inermi, come delle vittime inconsapevoli, mi osservano quasi a volermi chiedere cosa fosse accaduto. Per me fotografare in questa situazione non è facile, perché ho paura, perché non c'è nessuno, perché il silenzio è assordante. Ma lo faccio ugualmente per dare senso, dignità e memoria a un furto di cui non siamo colpevoli, o forse ci fa comodo pensare di non esserlo.
In isolamento, marzo 2020.